domenica 22 dicembre 2013

CORRERE CON UNO SCONOSCIUTO - di Lello Collu





Certo che “Quelli del Colle” hanno organizzato una bella festa. Tanta gente, una gara tutta da scoprire e un’organizzazione impeccabile. Gli ingredienti per una bella giornata di sport ci sono tutte.
Ora tocca a noi.
Oggi faccio la gara “al buio”. Non conosco il percorso, non sono mai stato al colle. Mi rendo conto subito che quest’angolo di Cagliari è un paradiso. Si, un paradiso ma quelle salite? Mamma mia Lello cosa ti aspetta! 
E quindi che faccio oggi?…..quindi chissenefrega! Corriamo e basta.

Pochi minuti prima della partenza mi guardo intorno. Incrocio gli occhi di tutti gli atleti vicino a me. Alcuni, come me sono tesi per una gara, la prima edizione, tutta da scoprire. Alcuni invece sono sereni e sorridenti. Tra le tante espressioni di felicità una in particolare mi colpisce. Un atleta accanto a me. Ha la mia stessa canotta, magro, minuto, occhialini e un sorriso sereno e rassicurante. Non ho il coraggio di chiedergli nulla, non so che passo terrà per tutta la gara.
Di solito, sfacciato come sono non mi faccio problemi e vado ad importunare chiunque mi capita a tiro ma oggi ho come la paura di rivolgergli la parola. Eppure ha una faccia simpatica. Ma si dai, mi affianco in partenza e lo seguo. Al peggio mi pianto alla prima salita ma, non so per quale motivo, sento di potermi fidare.
BANG! Si parte.

 Per un attimo, con la foga di superare gli atleti più lenti mi dimentico del mio “pacemaker speciale” e lo perdo di vista. Manco 100 metri e lo vedo che sta li, poco avanti a me, si volta e mi sorride. Tengo il suo passo e, anche se il suo sembra più leggero e agile. Quel sorriso, ogni volta che mi guarda mi rasserena.
Lo conosco dai! Solo che non ricordo di preciso dove l’ho incontrato. Comunque seguiamolo, e vada come vada.
Sono già affaticato, forse per la partenza un po’ troppo veloce, e la salita più dura deve ancora arrivare.
In un tratto di discesa mi faccio coraggio: “ciao”. Lui ricambia il saluto ma non aggiunge altro. Dal suo sguardo capisco però che vuole quello che voglio io: accompagnarmi per tutta la gara. L’intesa e silenziosa ma eloquente. Comincia la salita e, al mio primo cenno di difficoltà rallenta e mi spinge a resistere. In discesa mi aspetta e recupera con me. Nessun cenno a scatti o cambi di ritmo. E sempre li. 
Non lo conosco. O lo conosco? Mah non lo so ma quel che conta è che mi da una forza che nemmeno io pensavo di avere. E come se capisse quando era il momento di spingere o di rallentare e recuperare. Una cosa sola capisco: lui il colle lo conosce come le sue tasche.

Per i primi due giri non sento quasi la fatica. Quel suo sguardo sorridente, quel suo incedere agile e leggero mi da forza, mi da il coraggio per non mollare e io, finché c’è lui vicino non mollo di sicuro.
La gara sparisce per incanto. La mia concentrazione e focalizzata, nel suo incedere leggero, nel suo ritmo regolare, nel suo sorriso.
Ecco che arriva l’ultimo giro. Si sale per quella rampa infernale ed interminabile. Potrebbe sferrare l’attacco finale ma non lo fa. Mi affianca, mi incita a resistere, mi tiene il passo in quei tornanti in discesa, manca solo un kilometro. Sento di averne ancora, incrocio il suo sguardo. Lui, con i suo sorriso si scansa e mi fa capire che vuole rallentare per farmi passare.
“No Lello! Questa volta la cattiveria dell’agonista lasciala da parte”  dico tra me e me.
Niente da fare, il suo cenno è eloquente. Rallenta vistosamente e mi lascia sprintare.
Taglio il traguardo e non penso al fiatone. Mi volto per cercarlo e lui non c’è più.
Incrocio gli sguardi di tutti gli atleti arrivati, quelli che sprintano dietro di me, quelli che sono già al ristoro. Niente, non c’è.
Ma è possibile? Eppure era li, a due passi. Non lo vedo porca miseria! Devo perlomeno ringraziarlo per l’aiuto ma niente non c’è più.
Non so per quale motivo mi volto verso i tornanti di quella salta. È li cavolo! Lo vedo affrontare quella salita con lo stesso passo, agile e leggero. Si volta per un attimo e mi sorride. Riesco a fargli solo un cenno con la mano per salutarlo. Lui ricambia il saluto e prosegue verso la salita, sempre più in alto per poi sparire.
Non sono sgomento, non sono stupito, non sono spaventato. Sono sereno.
Quel saluto era rivolto a me, ma anche a tutti quelli che dall’arco del traguardo lo hanno visto, lo hanno riconosciuto ed hanno corso con lui.
Perché oggi lui guidato ed accompagnato tutti. Dal top runner al tapascione, dall’esordiente al cadetto.
Chi ha sofferto, lo ha fatto al suo fianco. Chi è caduto, ha mollato in salita, chi ha frenato in discesa, chi si è fermato al ristoro, chi ha perso e chi ha vinto, chi ha scordato a casa la canotta, chi ha portato la famiglia, chi è venuto da solo, chi ha portato la macchina fotografica e chi si è tenuto le chiavi dell’auto in mano, chi si è abbuffato al ristoro di fine gara e chi è dovuto scappare a casa, chi la gara l’ha solo vista perché infortunato, chi si è preparato per la gara e chi l’ha solo improvvisata, chi ha fatto il personale e chi lo ha solo sfiorato, lo ha fatto al suo fianco.

Io personalmente non ho avuto il tempo per ringraziarlo ma so per certo che ci saranno altre gare, altre sfide, altri allenamenti, altre salite, altre occasioni per farlo.

Sono sicuro perché d’ora in avanti, ogni volta che metto le scarpe da corsa e la canotta, sarà forse solo per un attimo, ma un po’ di lui correrà con me.


Alla prossima Giancarlo.

dom, 22 dic 2013 10:32 aggiunta da roan90

1000 feet250 m
© 2013 Nokia© 2013 Microsoft Corporation
Distanza:
9,24 km
Ora:
41:38
Passo medio
4:30 min/km
Tipo di attività:
Corsa su strada
Calorie:
567 C
Aumento di quota:
147 m
Tipo di evento:
Gara
Percorso:
--

domenica 17 novembre 2013

L'abbraccio - di Lello Collu

Devo scrivere il pezzo per il blog sulla Maratonina di Uta. Ho tanto da raccontare ma poca voglia di farlo. Quel che è successo ieri ha spento tutto quell'entusiasmo che domenica mattina ha riempito i cuori e svegliato le gambe degli atleti sardi. Stasera, di rientro dal lavoro mi son ripromesso di buttar le dita sulla tastiera del PC e raccontare di una giornata di sport e di vita, invece la TV racconta inesorabilmente di una giornata di distruzione e morte. A dir la verità, a parte qualche eccezione i programmi della TV di stato danno, come al solito prova di "trash TV" mischiando, tra i geologi e meteorologi i soliti politici travestiti da pseudo opinionisti tuttologi, con la loro bella presenza e quel nulla assoluto che riempie i loro interventi. Tutto brillantemente presentato dai baroni della conduzione televisiva. È certo che la Prestigiacomo abbia tanto da raccontare circa la disperazione di un popolo flagellato, non da Cleopatra ma dall'incuria sua e dei suoi (di lei) simili.  Il cosiddetto sevizio pubblico, profumatamente "canonizzato" da tutti noi, confeziona la puntata col pathos di un evento eccezionale, pari alla scoreggia della Valeria Marini. Il "Vespone" si è pure infastidito raccontando l'incomprensibile (forse per lui ma non per noi sardi) ostinazione di un pastore che ha rischiato la vita vigilando l'ovile con dentro suo bestiame, piuttosto che scappare e lasciare le pecore al loro destino. E non è finita qui: basta parlare di Sardegna. Si parla di puttane minorenni e maggiorenni, con la "ordinaria" presenza della Brambilla, dove questa volta la dicitura "esperta" pare ci stia tutta, e la straordinaria assenza di mister B. che, della prima tipologia di puttane dicono sia un luminare assoluto. La povera Vittoria, dopo le figure da cioccolataia con l'ex governatore Soru circa il randagismo in Sardegna (vedi vecchia puntata di Ballarò), è passata dalla difesa degli animali alla quella dei bambini. Qualcuno le racconti dei bimbi che son morti portati via dalla piena di un fiume, spiegatele che hanno "costruito" prima i fiumi e poi le case. Spiegatele che le case non le costruiscono i bambini e che la politica, purtroppo non la fanno i bambini. Spiegatele tutto se volete, se potete, se avete la presunzione di farglielo capire. 
Il mantra che tutti, proprio tutti, anche chi no capisce nulla di meteorologia, ripetono è sempre lo stesso. È quella stupida equazione millimetri di pioggia fratto anno che diventa millimetri di pioggia fratto ore. Aggiungiamoci tutti 410 come valore e siamo tutti poeti, santi, navigatori, commissari tecnici e da ieri anche meteorologi. Se ti studi bene questa equazione, la presenza ad Unomattina o la prova del cuoco è assicurata. Per non parlare di violenza, persistenza ed eccezionalità del fenomeno. Beh, se sai anche queste cose la prima serata non te la leva nessuno. E, tra un servizio su Olbia e quello di Torpè ti permettono pure di esprimere un parere sulla Cancellieri. Puoi dire tutto purché non se ne parli male. 

Guardo distrattamente questo schifo ma la testa è altrove. Il mio pensiero vola verso la mia corsa leggera col viso bagnato dalla pioggia. Il mio incedere leggero d'un tratto però si blocca e diventa sempre più affannato. Il viso si bagna non dalle gocce di pioggia ma dalle lacrime di un padre triste. Il mio pensiero vola verso Enrico e Francesco. Abbracciati fino alla fine, fino al crollo di quel muretto, fino ai rami di un frutteto. Di loro rimane il pianto straziante di una moglie e madre distrutta dal dolore, il pianto di un signore, col viso scavato dalla vita e dal dolore, che voleva far tutto ma non poteva far nulla. Ecco, adesso capisco tutto. Tutto si riassume in un abbraccio. L'abbraccio distruttivo tra cielo e terra, l'abbraccio di vendetta tra l'Egitto e la Sardegna, la furia di Cleopatra che si vendica sui Shardana che, qualche millennio prima osarono attaccare le coste egiziane, l'abbraccio dei fiumi verso i loro antichi letti, l'abbraccio di morte di questa tragedia, l'abbraccio d'amore di Enrico e Francesco. 

Lello Collu

domenica 8 settembre 2013

L'interludio agonistico

"Ma io posso partecipare alla gara di Ozieri?"
"Certo, basta che vai piano, ricordati che domenica ne devi fare trentadue."
"Non c'è problema, vengo per la presenza e faccio qualche foto.

Questo è più o meno il dialogo con il coach che, via sms, ha sancito la mia partecipazione alla XXXII edizione del Trofeo Città di Ozieri. Ozieri è un bel paesotto a metà strada tra Sassari ed Olbia. La sua peculiarità è quella di essere appeso ad un monte, talmente appeso che qualunque gara si faccia da queste parti – a quanto mi riferiscono – ci si trova ad affrontare salite terrificanti o discese ardite.

lunedì 17 giugno 2013

I 100 metri più belli

Sabato sera a Straula, frazione di San Teodoro, ho partecipato alla 1° edizione della corsa podistica di Sant'Antonio, scoprendo che in una gara ci sono tanti momenti divertenti. 

E' stato molto divertente il sopralluogo pre-corsa insieme a Federico, con sfiato della marmitta e tante bestemmie, non appena il percorso ci si è presentato davanti nelle sue parti peggiori. Salita. Anche qui.

E' stato molto divertente il finto riscaldamento, con annessa cazziata di un giudice: 
"Lei!!! Perchè è sul percorso!" mi ha urlato contro. "E che ne so, ho visto che c'erano tutti e mi ci sono messo anche io...". Ha capito che era più divertente prendersela con qualcuno più esperto e ha iniziato ad inveire contro gli altri podisti.

E' stato molto divertente il cazzeggio degli attimi prima della partenza: 
"Oh, adesso scatto e brucio Abdelkader, poi alla prima curva mi fermo, però mi tolgo il gusto di stargli avanti" diceva Federico.
"No Federì, facciamo così. Ci mettiamo davanti a lui, allarghiamo le braccia e gli ostruiamo la strada. Col cazzo che vince!" rispondevo io.
"Vabbè dai, l'obiettivo è non farsi doppiare, dici che ce la facciamo?" chiedeva fiducioso Federico.
"Ohi, per non farvi doppiare dovete andare almeno a quattroedieci e siete sul filo" ci riportava sulla terra il saggio Orlando "con quattroequindici vi doppia di sicuro".