giovedì 21 marzo 2013

ROMA 2013, ORA TOCCA A ME?

E ora tocca a me il turno di scrivere?
Dovrei fare una via di mezzo fra il racconto esilarante di Laura, l’epilogo sentenziante di Mario, e la poesia di Lello… come faccio? Cosa dico che non sia stata già detta? E va bene, ci provo, tanto per aver una scusa di fare due chiacchiere con gli amici.
Parlerò magari di tutti i sentimenti che questa maratona, che questo Endoraduno hanno svegliato dentro di me. Perché se dovessi riassumere cosa significa per me una maratona, direi che è la somma di tanti sentimenti che incominciano a svilupparsi sin dal inizio degli allenamenti e si concludono… mai… non si concludono mai, perché posso dire che a  tutt’oggi, ogni maratona che ho corso, man mano che le ricordo, continuano a svegliare sentimenti dentro di me. Riesco a ricordare praticamente tutti i sentimenti di ogni gara, e ancora riesco a rivivere cosa ho sentito in cada una di loro.

Maratona - di Lello Collu


MARATONA
Maratona è la fredda mattina in macchina verso l’aeroporto, con una valigia piena di paure e di speranze, una canotta da sudare, le amiche scarpe da maltrattare e quello spazio vuoto da riempire con le tue speranze. E’ la voglia di non pensare al traguardo guardando distratto un mare di nuvole perché la tua paura è quella di deludere te stesso.
Maratona è il tacito accordo tra i compagni di avventura. Risate nervose e speranze solo accennate.
Maratona è quel freddo e pallido sole romano che ti accoglie, è la sensazione che non hai mai provato, è il rumore di rotelle sul bitume, è la tristezza di un cartellone pubblicitario ormai sbiadito sul ciglio di una statale, la periferia romana che si sveglia e stancamente si trascina verso un bar o una panetteria.
Maratona è il pianerottolo consumato, un citofono che non funziona e le scale da fare di corsa. E’ il sorriso degli zii che ti accolgono in casa, è il sardo-romanesco che risveglia l’umore, l’abbraccio sincero e quella valigia che ha ancora quello spazio da riempire.

martedì 19 marzo 2013

Tema: La mia maratona – di Laura Pisano in Pazzona

Svolgimento:

Venerdì 15 maggio 2013

Ore 6,30: I bambini ci svegliano, ci si prepara e si parte.

Alle 9,30 siamo già cotti.

Ore 10,10 circa: Al 45° km da casa vomitata di Manuel a base di latte cagliato. Impacchettamento bomba chimica, cambio pupo e si riparte con la macchina impestata.

Ore 12,40: dopo aver superato il check-in scopriamo che l’aereo ritarderà di un’ora e mezza. Una tragedia. I bambini assaltano la libreria e siamo costretti a comprare cose a casaccio, che non usano. Una suora ci consiglia di lasciarli sfogare e correre, tanto sono bravi. Tanto non li segue lei…

Ore 14,50: siamo in volo. Lorenzo finalmente dorme. Manuel si rifiuta di stare allacciato a me e vuole andare in giro per l’aereo. Una tragedia…

Ore 16,00: dopo aver sapientemente acquistato i biglietti del bus Terravision ad Alghero, per non avere problemi a Roma, scopriamo di non avere alcuna priorità e rimaniamo a piedi. Naturalmente i bambini scappano nei parcheggi dell’aeroporto di Ciampino. Fortunatamente c’è Federico, che è venuto senza i suoi bambini per stare sereno e lo costringiamo a farci da facchino: trasportare le nostre valigie e Lorenzo, che gli si attacca tipo patella, chiamandolo Fede oppure Chicchia.

Ore 16,30: disperati proviamo a prendere un taxi, sul quale non possiamo salire subito, ma dobbiamo prenderlo 200 metri più in là e vuole pure 50 euro per portarci a Termini. Vista la nostra disperazione, ci aiuta una signora romana di 68 anni, che si offre di accompagnarci. Non le piace viaggiare sola, fa manovre azzardate, fa retromarce sul raccordo anulare “tanto và pianino”, agita le mani e parla in continuazione. Una santa, ci porta fin sotto l’albergo.