domenica 8 settembre 2013

L'interludio agonistico

"Ma io posso partecipare alla gara di Ozieri?"
"Certo, basta che vai piano, ricordati che domenica ne devi fare trentadue."
"Non c'è problema, vengo per la presenza e faccio qualche foto.

Questo è più o meno il dialogo con il coach che, via sms, ha sancito la mia partecipazione alla XXXII edizione del Trofeo Città di Ozieri. Ozieri è un bel paesotto a metà strada tra Sassari ed Olbia. La sua peculiarità è quella di essere appeso ad un monte, talmente appeso che qualunque gara si faccia da queste parti – a quanto mi riferiscono – ci si trova ad affrontare salite terrificanti o discese ardite.

 
Nella piazza dove sono situati partenza e traguardo, gremita di podisti, incontro il coach, il gemellodelcoach, altri circolini e persino conoscenti di Sassari. Tutti a parlare della terribile salita che ci aspetta e dell'intenzione di correre lentamente, per non pregiudicare la preparazione di qualche maratona che evidentemente accomuna molti dei presenti.
 
Mi avvicina un tizio in canotta verde, mai visto, mi saluta e mi chiede convinto "Tu sei Gianoglio?"
"No" mi affretto a rispondere, metti mai che la mala lo voglia far fuori e abbia mandato i suoi sicari ad una gara podistica, "lui è laggiù da qualche parte, è pure più alto di me". E così, se gli devono sparare, sanno che devono mirare più in alto della mia testa.
"Ah ecco, tu allora sei Pazzona Emme"
"Ecco" comincio a rimuginare pensieroso, "sono convinti che sia un suo complice, ora freddano pure me." Con lo sguardo fiero affronto il mio destino, e gli rispondo a testa alta "Si, sono io... Emme."
Ma quello, anziché spararmi, mi attacca un pippone sulla categoria TM, sul fatto che siamo pochi, che sarà una gara dura e che se vado lento come il gemellodelcoach allora vado fortissimo. Avrei preferito una pallottola in fronte, ma quello non ne vuole sapere e mi libera solo quando gli spiego che andrò piano, perché all'indomani mi attende un lunghissimo di preparazione alla maratona. Probabilmente ci tiene ad una posizione sul podio, me ne convinco ulteriormente quando guardo meglio la sua canotta e scopro che corre in casa.
 
Visto che ormai si parla di agonismo avvicino un circolino, Giuseppe noto Furia "Ohè Giusé, e tu che intenzioni hai? Belligeri?"
"Ah boh, non lo so, te lo dico mentre corriamo"
"E che vuol dire?"
"Sai, stamattina ho fatto la Marreri - Ortobene (circa 16 km di salita) e magari sono stanchino. Parto con il gruppo di testa e poi vedo come va"
Rido, lo guardo divertito e capisco che in fondo quel soprannome gli calza a pennello "Giusé, se parti con quelli di testa vuol dire che tenti di fargli la guerra, quindi hai già deciso!"
"E vabbè..." risponde lui sorridente. Al via sarà in prima fila e al traguardo terzo assoluto. Però era stanchino.
 
La gara è bella, cinque giri di circuito da circa 1300 metri nel cuore di Ozieri, ad ammirare la cura con la quale viene gestito il centro storico, un piccolo gioiello. Si corre su selciato e sampietrini, metà del percorso è in salita – e che pendenza! – metà in discesa.
Io seguo gli ordini di scuderia, mi piazzo alle spalle del coach e lo tallono per qualche giro insieme a Pierfranco, altro circolino, cercando di non spingere. Non ho portato GPS, così non guardo medie, parziali ed altre boiate simili ed evito di farmi seghe mentali sull'andatura. Giusto il Casio per segnare il tempo, correndo a sensazione e stando ben attento a non strafare. Dopo due giri iniziamo a superare i disperati che, partiti a razzo, ora arrancano e sperano di finirla il prima possibile. Dopo il terzo giro il coach se ne va, non so se sia per accelerazione sua o decelerazione mia e di Pierfranco, ma decido che non è il caso di seguirlo. Pierfranco fa altrettanto e così continuiamo a correre appaiati, quando le dimensioni dei vicoli ed il traffico podistico lo consentono.
Andiamo talmente tranquilli che alla fine mi incasino con il numero dei giri. Al quinto passaggio sotto il traguardo - ossia l'arrivo - proseguo per qualche metro convinto che ne manchi ancora uno.
 

Il coach, Pierfranco ed io. Chiacchiera del secondo giro.
 
"Oh, Mario, è finita!" grida Pierfranco
"No! Ne manca uno!" gli rispondo, ma nel girarmi vedo il coach e gli altri che assaltano il banco della frutta. Anche il coach si accorge di quanto sta succedendo e ci urla dietro "Oooh, è finita, venite qui!"
E così, tra una discussione e l'altra sul numero di giri, sul mio rincoglionimento e sul fatto che dovevo andare più piano – perché domani ne devo fare trentadue, cribbio! – mi spazzolo via una quantità indecente di banane e pesche, mentre i miei Gremlins fanno le cavallette sulle fette di anguria. Ed è solo l'antipasto, perché dopo ci attendono pizza, torte salate, panini con fettina di cavallo, olive, formaggio, salsiccia e – Laura hai voglia di guidare tu? Si certo – birra alla spina a volontà.
 
Ripensando alla gara, calcolatrice alla mano, scopro che la lunghezza era di 6500 metri e l'ho fatta a 4'18" al km di media, che ai miei parametri non equivale certo ad andare piano. Forse ha ragione il coach, dovevo andar più lento, ma giuro che non ho forzato ed è venuto tutto molto sereno e naturale. Ora c'è da capire se tra dodici ore, sul litorale di Sorso, pagherò cara questa mia esuberanza incontrollata.
 
Meglio non pensarci, per adesso mi godo il ricco pacco gara, visto che sono arrivato addirittura terzo di quattro della mia categoria: le copulette e gli gnocchetti sardi li regalo a nonno vecchio, che gentilmente ospita la mia zingaresca famiglia nella sua soffitta di Ploaghe, il vino lo lascio a zia Piera, che ci aiuta parecchio con i Gremlins, mentre per me tengo il pane, il formaggio e la marmellata. Buonanotte!

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