domenica 22 dicembre 2013

CORRERE CON UNO SCONOSCIUTO - di Lello Collu





Certo che “Quelli del Colle” hanno organizzato una bella festa. Tanta gente, una gara tutta da scoprire e un’organizzazione impeccabile. Gli ingredienti per una bella giornata di sport ci sono tutte.
Ora tocca a noi.
Oggi faccio la gara “al buio”. Non conosco il percorso, non sono mai stato al colle. Mi rendo conto subito che quest’angolo di Cagliari è un paradiso. Si, un paradiso ma quelle salite? Mamma mia Lello cosa ti aspetta! 
E quindi che faccio oggi?…..quindi chissenefrega! Corriamo e basta.

Pochi minuti prima della partenza mi guardo intorno. Incrocio gli occhi di tutti gli atleti vicino a me. Alcuni, come me sono tesi per una gara, la prima edizione, tutta da scoprire. Alcuni invece sono sereni e sorridenti. Tra le tante espressioni di felicità una in particolare mi colpisce. Un atleta accanto a me. Ha la mia stessa canotta, magro, minuto, occhialini e un sorriso sereno e rassicurante. Non ho il coraggio di chiedergli nulla, non so che passo terrà per tutta la gara.
Di solito, sfacciato come sono non mi faccio problemi e vado ad importunare chiunque mi capita a tiro ma oggi ho come la paura di rivolgergli la parola. Eppure ha una faccia simpatica. Ma si dai, mi affianco in partenza e lo seguo. Al peggio mi pianto alla prima salita ma, non so per quale motivo, sento di potermi fidare.
BANG! Si parte.

 Per un attimo, con la foga di superare gli atleti più lenti mi dimentico del mio “pacemaker speciale” e lo perdo di vista. Manco 100 metri e lo vedo che sta li, poco avanti a me, si volta e mi sorride. Tengo il suo passo e, anche se il suo sembra più leggero e agile. Quel sorriso, ogni volta che mi guarda mi rasserena.
Lo conosco dai! Solo che non ricordo di preciso dove l’ho incontrato. Comunque seguiamolo, e vada come vada.
Sono già affaticato, forse per la partenza un po’ troppo veloce, e la salita più dura deve ancora arrivare.
In un tratto di discesa mi faccio coraggio: “ciao”. Lui ricambia il saluto ma non aggiunge altro. Dal suo sguardo capisco però che vuole quello che voglio io: accompagnarmi per tutta la gara. L’intesa e silenziosa ma eloquente. Comincia la salita e, al mio primo cenno di difficoltà rallenta e mi spinge a resistere. In discesa mi aspetta e recupera con me. Nessun cenno a scatti o cambi di ritmo. E sempre li. 
Non lo conosco. O lo conosco? Mah non lo so ma quel che conta è che mi da una forza che nemmeno io pensavo di avere. E come se capisse quando era il momento di spingere o di rallentare e recuperare. Una cosa sola capisco: lui il colle lo conosce come le sue tasche.

Per i primi due giri non sento quasi la fatica. Quel suo sguardo sorridente, quel suo incedere agile e leggero mi da forza, mi da il coraggio per non mollare e io, finché c’è lui vicino non mollo di sicuro.
La gara sparisce per incanto. La mia concentrazione e focalizzata, nel suo incedere leggero, nel suo ritmo regolare, nel suo sorriso.
Ecco che arriva l’ultimo giro. Si sale per quella rampa infernale ed interminabile. Potrebbe sferrare l’attacco finale ma non lo fa. Mi affianca, mi incita a resistere, mi tiene il passo in quei tornanti in discesa, manca solo un kilometro. Sento di averne ancora, incrocio il suo sguardo. Lui, con i suo sorriso si scansa e mi fa capire che vuole rallentare per farmi passare.
“No Lello! Questa volta la cattiveria dell’agonista lasciala da parte”  dico tra me e me.
Niente da fare, il suo cenno è eloquente. Rallenta vistosamente e mi lascia sprintare.
Taglio il traguardo e non penso al fiatone. Mi volto per cercarlo e lui non c’è più.
Incrocio gli sguardi di tutti gli atleti arrivati, quelli che sprintano dietro di me, quelli che sono già al ristoro. Niente, non c’è.
Ma è possibile? Eppure era li, a due passi. Non lo vedo porca miseria! Devo perlomeno ringraziarlo per l’aiuto ma niente non c’è più.
Non so per quale motivo mi volto verso i tornanti di quella salta. È li cavolo! Lo vedo affrontare quella salita con lo stesso passo, agile e leggero. Si volta per un attimo e mi sorride. Riesco a fargli solo un cenno con la mano per salutarlo. Lui ricambia il saluto e prosegue verso la salita, sempre più in alto per poi sparire.
Non sono sgomento, non sono stupito, non sono spaventato. Sono sereno.
Quel saluto era rivolto a me, ma anche a tutti quelli che dall’arco del traguardo lo hanno visto, lo hanno riconosciuto ed hanno corso con lui.
Perché oggi lui guidato ed accompagnato tutti. Dal top runner al tapascione, dall’esordiente al cadetto.
Chi ha sofferto, lo ha fatto al suo fianco. Chi è caduto, ha mollato in salita, chi ha frenato in discesa, chi si è fermato al ristoro, chi ha perso e chi ha vinto, chi ha scordato a casa la canotta, chi ha portato la famiglia, chi è venuto da solo, chi ha portato la macchina fotografica e chi si è tenuto le chiavi dell’auto in mano, chi si è abbuffato al ristoro di fine gara e chi è dovuto scappare a casa, chi la gara l’ha solo vista perché infortunato, chi si è preparato per la gara e chi l’ha solo improvvisata, chi ha fatto il personale e chi lo ha solo sfiorato, lo ha fatto al suo fianco.

Io personalmente non ho avuto il tempo per ringraziarlo ma so per certo che ci saranno altre gare, altre sfide, altri allenamenti, altre salite, altre occasioni per farlo.

Sono sicuro perché d’ora in avanti, ogni volta che metto le scarpe da corsa e la canotta, sarà forse solo per un attimo, ma un po’ di lui correrà con me.


Alla prossima Giancarlo.

dom, 22 dic 2013 10:32 aggiunta da roan90

1000 feet250 m
© 2013 Nokia© 2013 Microsoft Corporation
Distanza:
9,24 km
Ora:
41:38
Passo medio
4:30 min/km
Tipo di attività:
Corsa su strada
Calorie:
567 C
Aumento di quota:
147 m
Tipo di evento:
Gara
Percorso:
--

domenica 17 novembre 2013

L'abbraccio - di Lello Collu

Devo scrivere il pezzo per il blog sulla Maratonina di Uta. Ho tanto da raccontare ma poca voglia di farlo. Quel che è successo ieri ha spento tutto quell'entusiasmo che domenica mattina ha riempito i cuori e svegliato le gambe degli atleti sardi. Stasera, di rientro dal lavoro mi son ripromesso di buttar le dita sulla tastiera del PC e raccontare di una giornata di sport e di vita, invece la TV racconta inesorabilmente di una giornata di distruzione e morte. A dir la verità, a parte qualche eccezione i programmi della TV di stato danno, come al solito prova di "trash TV" mischiando, tra i geologi e meteorologi i soliti politici travestiti da pseudo opinionisti tuttologi, con la loro bella presenza e quel nulla assoluto che riempie i loro interventi. Tutto brillantemente presentato dai baroni della conduzione televisiva. È certo che la Prestigiacomo abbia tanto da raccontare circa la disperazione di un popolo flagellato, non da Cleopatra ma dall'incuria sua e dei suoi (di lei) simili.  Il cosiddetto sevizio pubblico, profumatamente "canonizzato" da tutti noi, confeziona la puntata col pathos di un evento eccezionale, pari alla scoreggia della Valeria Marini. Il "Vespone" si è pure infastidito raccontando l'incomprensibile (forse per lui ma non per noi sardi) ostinazione di un pastore che ha rischiato la vita vigilando l'ovile con dentro suo bestiame, piuttosto che scappare e lasciare le pecore al loro destino. E non è finita qui: basta parlare di Sardegna. Si parla di puttane minorenni e maggiorenni, con la "ordinaria" presenza della Brambilla, dove questa volta la dicitura "esperta" pare ci stia tutta, e la straordinaria assenza di mister B. che, della prima tipologia di puttane dicono sia un luminare assoluto. La povera Vittoria, dopo le figure da cioccolataia con l'ex governatore Soru circa il randagismo in Sardegna (vedi vecchia puntata di Ballarò), è passata dalla difesa degli animali alla quella dei bambini. Qualcuno le racconti dei bimbi che son morti portati via dalla piena di un fiume, spiegatele che hanno "costruito" prima i fiumi e poi le case. Spiegatele che le case non le costruiscono i bambini e che la politica, purtroppo non la fanno i bambini. Spiegatele tutto se volete, se potete, se avete la presunzione di farglielo capire. 
Il mantra che tutti, proprio tutti, anche chi no capisce nulla di meteorologia, ripetono è sempre lo stesso. È quella stupida equazione millimetri di pioggia fratto anno che diventa millimetri di pioggia fratto ore. Aggiungiamoci tutti 410 come valore e siamo tutti poeti, santi, navigatori, commissari tecnici e da ieri anche meteorologi. Se ti studi bene questa equazione, la presenza ad Unomattina o la prova del cuoco è assicurata. Per non parlare di violenza, persistenza ed eccezionalità del fenomeno. Beh, se sai anche queste cose la prima serata non te la leva nessuno. E, tra un servizio su Olbia e quello di Torpè ti permettono pure di esprimere un parere sulla Cancellieri. Puoi dire tutto purché non se ne parli male. 

Guardo distrattamente questo schifo ma la testa è altrove. Il mio pensiero vola verso la mia corsa leggera col viso bagnato dalla pioggia. Il mio incedere leggero d'un tratto però si blocca e diventa sempre più affannato. Il viso si bagna non dalle gocce di pioggia ma dalle lacrime di un padre triste. Il mio pensiero vola verso Enrico e Francesco. Abbracciati fino alla fine, fino al crollo di quel muretto, fino ai rami di un frutteto. Di loro rimane il pianto straziante di una moglie e madre distrutta dal dolore, il pianto di un signore, col viso scavato dalla vita e dal dolore, che voleva far tutto ma non poteva far nulla. Ecco, adesso capisco tutto. Tutto si riassume in un abbraccio. L'abbraccio distruttivo tra cielo e terra, l'abbraccio di vendetta tra l'Egitto e la Sardegna, la furia di Cleopatra che si vendica sui Shardana che, qualche millennio prima osarono attaccare le coste egiziane, l'abbraccio dei fiumi verso i loro antichi letti, l'abbraccio di morte di questa tragedia, l'abbraccio d'amore di Enrico e Francesco. 

Lello Collu

domenica 8 settembre 2013

L'interludio agonistico

"Ma io posso partecipare alla gara di Ozieri?"
"Certo, basta che vai piano, ricordati che domenica ne devi fare trentadue."
"Non c'è problema, vengo per la presenza e faccio qualche foto.

Questo è più o meno il dialogo con il coach che, via sms, ha sancito la mia partecipazione alla XXXII edizione del Trofeo Città di Ozieri. Ozieri è un bel paesotto a metà strada tra Sassari ed Olbia. La sua peculiarità è quella di essere appeso ad un monte, talmente appeso che qualunque gara si faccia da queste parti – a quanto mi riferiscono – ci si trova ad affrontare salite terrificanti o discese ardite.

lunedì 17 giugno 2013

I 100 metri più belli

Sabato sera a Straula, frazione di San Teodoro, ho partecipato alla 1° edizione della corsa podistica di Sant'Antonio, scoprendo che in una gara ci sono tanti momenti divertenti. 

E' stato molto divertente il sopralluogo pre-corsa insieme a Federico, con sfiato della marmitta e tante bestemmie, non appena il percorso ci si è presentato davanti nelle sue parti peggiori. Salita. Anche qui.

E' stato molto divertente il finto riscaldamento, con annessa cazziata di un giudice: 
"Lei!!! Perchè è sul percorso!" mi ha urlato contro. "E che ne so, ho visto che c'erano tutti e mi ci sono messo anche io...". Ha capito che era più divertente prendersela con qualcuno più esperto e ha iniziato ad inveire contro gli altri podisti.

E' stato molto divertente il cazzeggio degli attimi prima della partenza: 
"Oh, adesso scatto e brucio Abdelkader, poi alla prima curva mi fermo, però mi tolgo il gusto di stargli avanti" diceva Federico.
"No Federì, facciamo così. Ci mettiamo davanti a lui, allarghiamo le braccia e gli ostruiamo la strada. Col cazzo che vince!" rispondevo io.
"Vabbè dai, l'obiettivo è non farsi doppiare, dici che ce la facciamo?" chiedeva fiducioso Federico.
"Ohi, per non farvi doppiare dovete andare almeno a quattroedieci e siete sul filo" ci riportava sulla terra il saggio Orlando "con quattroequindici vi doppia di sicuro".

sabato 15 giugno 2013

Il traguardo


Ci sono momenti nei quali mi ritrovo a guardare i miei oggetti, solitamente inanimati strumenti della mia esistenza, come fossero compagni di chissà quale avventura, muti testimoni del mio smisurato ego e delle sue peripezie.

E' successo quando ho deciso di abbandonare la collezione di Dylan Dog, con le pagine colme di china che mi guardavano tristi, quasi chiedendomi dove fosse finito il mio animo da Peter Pan del Grand Guignol.

E' successo quando ho venduto la chitarra con le buche a "f". L'avevo comprata nel mio delirio consumistico post-Kosovo (altra vita, altre abitudini), ma non ha mai scalfito il ruolo della vecchia chitarra classica che mi accompagnava dal Natale del 1986. Mood for a Day mi veniva bene solo sul primo amore. Quando la vendetti su eBay sembrava ringraziarmi. Qualcuno l'avrebbe fatta vibrare con più calore.

E' successo con la reflex digitale. La vita da papà (ma io preferisco Babbo) è complicata, non c'è mica tempo per riflettere su messa a fuoco, apertura, tempi, profondità di campo. L'unica profondità che la mia reflex rischiava di lasciare, dondolando appesa al collo mentre inseguivo gremlins, era quella del taglio prodotto sulla testa dei bambini a causa di un'oscillazione di troppo.
Guardava altera la "compatta" che l'avrebbe sostituita: "Tzè, non hai un briciolo della mia qualità" sembrava dirle, stizzita.

E' successo con le mie ultime scarpe da corsa. Scarpe se ne cambiano tante, non ci sono grandi empatie da ricordare.

Ma le mie ultime scarpe furono diverse.
Mi accompagnarono nel girotondo del camposcuola e su e giù per le colline nuoresi.
Macinarono chilometri con i lunghissimi, sotto il sole, la pioggia, la neve.
Mi portarono in fondo a due maratone e un tizio, al traguardo di Roma, non sapendo come catalogarle gli affibiò la marca "Altro".

Fanno già parte del passato, persino i tempi dei verbi si sono adeguati per parlare di loro
Altro, le mie Kalenji Comfort Prime, che alla veneranda età di 871,58 km (ma sono calcolati per difetto, ne hanno qualcuno in più), hanno deciso di abbandonare la carriera podistica per intraprendere quella da passeggio. Non prima di un giro in lavatrice, naturalmente.

Ciao amiche, un tributo era d'obbligo. Avete raggiunto il vostro traguardo.


venerdì 14 giugno 2013

De Coubertin, ti prego, lasciami in pace.

Austis è un ridente paesino del centro Sardegna.
Non tanto ridente a dire il vero. Da quelle parti, con la crisi economica e la fuga dei giovani, di sollazzo ormai ne è rimasto ben poco.
Molto centro però, talmente centro da adattarsi perfettamente alla regole della Cartografia Pazzoniana:
"Prendi una cartina della Sardegna, tracciaci una X sopra. Intorno al centro ci troverai Austis".

Mappa della Sardegna - Cartografia Pazzoniana

Austis Corre. Terza Edizione. Partecipo alla mia sesta gara podistica, preparandola con uno schema ormai consolidato: chiedo notizie a Google e mi spavento per la difficoltà del percorso, chiedo conferma a qualche componente degli Amatori Nuoro e ne traggo infauste conferme.
Questa volta però è particolare. Tutti ma proprio tutti nel pre-gara, persino la folta schiera di podisti toscani in trasferta, parlano della terribile salita dell'ultimo tratto e qualcuno della locale Pro Loco ci informa che non ci invidia affatto per quello che ci attende.

Le cose sono due: o questa salita è davvero tosta, oppure è davvero tosta.
La risposta più che provata sulla mia pelle verrà provata sulle mie gambe, ma andiamo per gradi.

mercoledì 12 giugno 2013

2° Trail delle 5 querce Gravina di Puglia - 9 giugno 2013............primo giorno di scuola........ di Gianluca Pedone

Si, primo giorno di scuola, emozioni, timori, aspettative, sensazioni, tutto o quasi, come quando da piccoli esseri umani, ci si apprestava ad affrontare qualcosa di cui sia ha poca contezza, ed inevitabilmente si ha un comprensibile timore. Questo è quello che di sovente mi accade, quando, mio malgrado, o più o meno consapevolmente, devo confrontarmi con qualcosa di nuovo, di cui conosco poco o nulla, di cui magari ho sentito tanto parlare ma della quale non ho compreso sino in fondo il significato, nulla di più comune del così detto timore dell'ignoto. Primo giorno di scuola, primo amore, primo viaggio da solo, primo lavoro, primo giorno di servizio militare, primo giorno assieme a tua moglie, primo figlio, prima maratona, prima gara di trail, sempre lo stesso copione, la mente che vaga, mille pensieri, mille sensazioni, mille paure.
Treil, chi era costui? (cit.), cosa avrà di così esaltante, e sarà davvero così emozionante, mi son chiesto sin da quando, stuzzicato dagli amici Oswo, Bra, Ale, ho deciso di confrontarmi con questo sconosciuto?

Gravina di Puglia, 9 giugno 2013, 2° trail 5 querce. “Sui sentieri variopinti del bosco “Difesa Grande”, che vanta la presenza di 5 varietà di querce (cerro, farneto, fragno, leccio, roverella), si corrono 19 km........”, questo, l'esaltante incipit del volantino propagandistico dell'evento, “questa non te la puoi perdere, altrimenti di cancello dalle amicizie” perentorio il buon Oswo, quando me la propose, ok deciso ci provo, sperimentiamo questo trail, a due passi da casa, occasione imperdibile.
I giorni passano, bitume, ancora bitume, e poi ancora bitume, non sfioro neanche, terra, sassi, erba, nulla di tutto ciò, solo catrame, allenamenti, gare, sempre e solo catrame. Ultima settimana, martedì ripetute, giovedì tempo run, venerdì scarico, sempre e testardamente asfalto, niente altro, mi viene un dubbio, ma forse sto facendo una sciocchezza, non ho la minima preparazione per affrontare tutto ciò, forse avrei dovuto almeno provare qualche chilometro fuori strada, troppo tardi, ormai è fatta non si può tornare indietro, affronta questo sconosciuto e poche storie.
Domenica, sveglia alle 6,00, solito rito, colazione, incontro gli amici, partenza, 40 minuti di strada, nulla di esaltante. Siamo a Gravina, evento molto ben segnalato, ottimo inizio mi dico, pochi minuti e siamo arrivati al punto di ritrovo, stop forzato, siamo in una valle, oltre questo limite auto bandite, si prosegue a piedi o con la navetta.


Alzo lo sguardo, meraviglia....... siamo circondati dai campi di grano, un mare color oro interrotto di tanto in tanto dal rosso vermiglio dei papaveri, a fare da cornice, le colline, maestose, variopinte, dalle curve sinuose, mozzafiato...........sullo sfondo quella più alta, quasi completamente ricoperta dal bosco, imponente, rigoglioso, mille sfumature di verde che ne esaltano la bellezza, uno spettacolo incredibile, è da stolti, avere a due passi tutto ciò, senza rendersene conto. Ok ok, ora puoi richiudere la bocca, riattivare il cervello, ed avviarti a fare quello per il quale sei venuto.
Dopo le inevitabili foto di rito, zaino in spalla ci avviamo verso la navetta che ci accompagnerà per un paio di chilometri fino alla zona di partenza, c'è ancora poca gente, siamo stati tra i primi ad arrivare, un saluto e qualche scambio di battuta mentre, continuo a godermi il panorama, siamo arrivati, si scende. Nella zona di partenza i gonfiabili sono già a loro posto, ben segnalati i punti riservati al ritiro pettorali e pacchi gara, facciamo un giro mentre aspettiamo che arrivi il responsabile della squadra e che ritireri i pettorali per tutti, mi guardo intorno, tanti visi già noti, microscopico il mondo della corsa, tante espressioni, tante smorfie, tante risate, tanti dialetti, tante cadenze, tanti gesti, bello e variegato questo microcosmo, meraviglioso........... resterei ore ad osservare tutto ciò, ma non si può, sono qui per un altro motivo, questo sconosciuto, ricordi?
Bene, Mario chiama il responsabile, sono appena arrivati, ci muoviamo per raggiungerli, faccio appena in tempo a scorgere l'amica di Bra, Alessandra, un fugace saluto e ci si rivede sulla linea di partenza. Pettorale ritirato, ho il numero 9, in genere in numeri bassi si riservano ai favoriti, non in questo caso, hanno rigorosamente rispettato l'ordine alfabetico per squadra. Andiamo nella zona deposito borse, rapido cambio di abbigliamento, molto leggero fa molto caldo oggi, lascio lo zaino, tutto fila liscio, organizzazione eccellente fino ad ora, meglio così. Cominciamo a riscaldarci, non manca molto alla partenza, quest'ultima prevista per le nove, non ci allontaniamo molto, ultimo cambio di “olio”, rigorosamente nel bosco, infrattato tra gli alberi, tra i rovi e gli insetti, che soddisfazione, e quando mi ricapita. Ci siamo, solito assembramento nei pressi della linea di partenza, “indietro, indietroooo” urlano i giudici di gara, consueto rituale, gomito a gomito, tanti odori più o meno gradevoli, io come sempre circondato da maschioni irsuti e panzuti, mai che mi capiti di essere circondato da splendide amazzoni e valchirie, fa niente, ultimo in bocca a lupo ad Alessandra, lei si circondata da splendidi esemplari di maschio, come dargli torto è una gran bella ragazza. Sparo, si parte, pochi metri di bitume e si taglia per il bosco, si procede abbastanza tranquilli, siamo in tanti ed i sentieri sono molto stretti e nessuno ha voglia di farsi male, sono molto concentrato, guardo spesso il terreno, sassi, zolle, solchi sono lì in agguato pronti a punirti se gli ignori, il bosco si infittisce mentre aumenta vertiginosamente la discesa.... tranquillo Glu, tranquillo siamo solo all'inizio, mi sento molto bene, i timori iniziali sono scomparsi, ci provo gusto, l'adrenalina comincia a scorrere nelle vene, sono gasatissimo, adoro farmi sfiorare dai rami degli alberi, sono letteralmente inghiottito dal bosco, uno dopo l'altro infilo i più lenti, mi sto divertendo tantissimo, all'improvviso mi si para davanti una discesa molto ripida e sconnessa, nulla mi spaventa più, saltello che sembro uno stambecco, ricordo ancora il video postato su G+ delle tecniche di discesa, mi è stato utilissimo, decollo letteralmente, calma Glu la strada è ancora lunga, ed i tratti più duri non si sono ancora palesati. Siamo al 5 km primo ristoro, agguanto un bicchiere d'acqua, ho intenzione di bere tanto, non voglio rischiare di disidratarmi, fa davvero caldo. Incominciano le salite, cavolo che pendenze, accorcio il passo, innesto le ridotte e proseguo tranquillo, si esce dalla boscaglia, il sole scotta, mi si ripresenta lo splendido panorama osservato prima a valle,


questa volta molto più vicino però, è stupendo, me lo godo fino in fondo, mi verrebbe voglia di fermarmi ad osservarlo, ma non si può, questo sconosciuto ricordi? Tutto chiaro, torno a concentrarmi, incontro un amico in evidente difficoltà su questo percorso, “come va?” gli chiedo “male” mi risponde “non sono preparato per queste gare”, lo saluto e lo supero, ne incontro un altro, stesso copione, “sono a pezzi, mi sono appena ripreso da un infortunio”, ciao amico mio ci si rivede dopo. I sali-scendi fanno male, in alcuni tratti ti costringono a camminare per quanto sono ripidi, però sto bene, non mi sembra vero, eppure non mi sono mai allenato per questi percorsi, sempre e solo bitume. Secondo ristoro, siamo al decimo km, la fatica comincia a farsi sentire, stringo i denti e vado avanti, altro amico, film già visto, su bitume mi da almeno un paio di minuti, impietosamente lo lascio lì, piccola soddisfazione, si prosegue nella boscaglia, si, un po' di fresco ci vuole, incappo in un compagno di squadra, MM60 non lo conosco bene, ma gli faccio compagnia, e si scambiano quattro chiacchiere, è appassionato di trail ha da qualche mese fatto una eco-maratona in Abruzzo, mi da qualche consiglio e mi dice di andare, si accorge che mi sta rallentando. Terzo ed ultimo ristoro, incrocio una runner, molto forte e bella, era ora, si lagna perché per errore ha bevuto sali invece che acqua, “orribili” mi dice, mi spiace ma non ho più acqua con me da poterle dare, affrontiamo insieme una passerella che supera un piccolo ruscello, siamo circondanti da splendide querce secolari, all'unisono esclamiamo, ma “siamo davvero in Puglia?”, uno scorcio stupendo, lei si pianta un po' io vado per la mia strada, ohi ohi e questa mega salitona da dove sbuca? Faccio appena in tempo a distribuire cinque con la mano qua e la ad un gruppo di piccoli scout, felicissimi e festosissimi, fantastico vederli sorridenti e gioiosi. La salitona è molto dura, raggiungo un altro amico, anche lui in difficoltà, molto bravo, su bitume mi fa vedere la polvere 6/7 minuti almeno, ma oggi è un'altra storia. Percorriamo insieme gli ultimi km facendoci coraggio a vicenda, ultimo km ci siamo ancora un po' di fatica, e questo sconosciuto non avrà più segreti per me, 200 metri all'arrivo, l'amico Emilio mi sprona, “vai dai ne hai ancora, vaiiii” mi fa passare, troppo gentile, ne sono certo mi avrebbe lasciato sul posto, è stato troppo gentile, taglio i traguardo, sento il bip del cronometro, è fatta è fattaaaaaa, sono commosso, ricaccio indietro la lacrimuccia, son felicissimo, anche questa volta è andata, questo sconosciuto, carissimo compagno ora, forse lo è sempre stato senza saperlo.........


Freddi numeri:
  • posizione finale assoluta: 148
  • posizione finale di categoria MM40: 40
  • tempo ufficiale: 01:39:31
  • scarto dal primo arrivato: 00:30:15
  • media: 5:14


sabato 1 giugno 2013

Bilancio per un compleanno.

30 Maggio 2012, ore 14:23.

Fa caldo, ma non mi preoccupo. In pineta c'è ombra, non dovrei soffrire troppo.

Non ho mangiato, così evito inconvenienti. O meglio, non ho mangiato le solite quantità. Diciamo che mi sono contenuto, e l'ho fatto ad un orario intelligente: da mezzogiorno alle due dovrei riuscire a digerire, in fondo solo un panino con mortadella e una banana non sono granché.

Maglietta in cotone, vecchie Adidas ai piedi, pantaloncini del Real Madrid campione d'Europa nel 1998.
Che palle, da juventino mi rode ancora aver perso l'ennesima finale, ma quel completino l'avevo trovato scontato alla Auchan e andava benissimo per il calcetto con gli amici.
E ora anche per correre.

Esco da casa di mia suocera, attivo il GPS sul mio Galaxy S2, lancio Endomondo, aspetto che agganci il segnale del satellite e premo il pulsantone virtuale dello Start.

Mia suocera ha espresso le sue perplessità. Fa caldo, non ho mangiato abbastanza. Magari mi lascia da parte la pasta, così quando torno posso mangiare qualcosa di sostanzioso.

Arranco con il fiatone, mi chiedo chi me lo fa fare. Anche la mortadella di mezzogiorno si prende la briga di tornare su per chiedermelo. La banana poi... dovrò stare più attento in futuro.
Ci sarà un futuro?
La palestra mi sta sulle palle, in piscina ci sono andato due volte e poi sono fuggito. Non ho bici, a rugby mi picchierebbero troppo e l'ultima volta che ho giocato a calcetto ho rimediato uno strappo al quadricipite.

Beh, se voglio un futuro è meglio che ci sia un futuro da podista nella mia vita.
32 anni, 90 chili di merendine sparsi su 187 centimetri, fiatone sulle scale che portano all'ufficio.
Lavorassi in cima al Pirellone non mi preoccuperei, ma sto al secondo piano, quindi...

Mi arrendo dopo neanche mezzora, poco più di 3,5 km percorsi. E una fame allucinante.
Aveva ragione mia suocera a lasciare da parte la pasta. La mangerò con gusto, ma prometto che nei prossimi giorni mi metterò in riga.

La testimonianza dell'esordio

venerdì 31 maggio 2013

L'Orsa al battesimo del Trail.

La ragazzina mi aspetta a casa sua pronta per partecipare al suo primo trail. Ci siamo consultate per decidere come vestirsi e cosa portare (manica lunga o corta? - pantalone lungo o shorts? - zainetto o marsupio portaborraccia?).
È la nostra prima gara di trail, ma siccome sono stata io a proporla a Paola, lei fa affidamento su di me. L'accordo è "ce la prendiamo con calma, siamo lì per divertirci, l'importante è finire entro il tempo massimo, in 6 ore ce la facciamo"!
 Alle 5 e un quarto partiamo per Brentino Belluno (VR) salutate da una luna perfettamente rotonda in un cielo finalmente sgombro dalle nuvole grazie al vento che soffia da ieri e alla temperatura decisamente troppo fredda vista la stagione...2°C.
Sbrighiamo le formalità del ritiro pettorale, impugnamo i bastoncini e ci schieriamo in fondo al gruppone ma un amico ci dice "venite avanti che appena dopo la partenza il percorso si stringe". Questo significa che dovrò partire veloce e non mi piace...vabbè. Ore 8:30 suonano le campane della chiesa e si parte. Subito veniamo superate dalla maggior parte dei trailer "lo sapevo che dovevamo partire in fondo!".
 Dopo 300 metri dalla partenza si imbocca il largo sentiero in salita che porta verso il santuario della Madonna della Corona. 

mercoledì 29 maggio 2013

Di numeri, tecnica e torta all'ananas.

La mia sfolgorante carriera podistica prosegue, ormai lanciatissima, dopo la partecipazione alla 13esima edizione del Giro Podistico del Guilcer. O è la 12esima?
A dir la verità non si capisce benissimo: sul programma le hanno scritte entrambe, a cercare su Google sembrerebbe che fosse la 13esima, a leggere la classifica finale stilata dalla Fidal Sardegna parrebbe la 12esima.

Cambia qualcosa? Credo di no, pertanto dirò che ho partecipato all’edizione del 2013 di una allegra gara podistica sull’altopiano del Guilcer, tra Ghilarza, Abbasanta e Norbello.
Ok, anche qui si potrebbe disquisire a lungo: la gara più che sull’altopiano è stata fatta sul bordo. Prima si scendeva, poi si saliva.

Ho sempre pensato che le corse su strada fossero tendenzialmente eque.
Se si parte da A e - percorrendo un circuito più o meno lungo - ci si fa ritorno, alcune leggi geometrico-fisico-matematiche a me ignote garantiscono che non ci sarà perdita o guadagno di altimetria.
In parole povere: se prima scendi, poi devi salire e viceversa, quindi non illuderti. Nessuno regalerà nulla alla tua fatica.
La corretta tecnica di corsa in discesa

A Ghilarza ho scoperto le eccezioni a tale regola.

giovedì 23 maggio 2013

MEZZO SECOLO

23 maggio 1963, ore 2:40, un giovedì come oggi, Policlinico Marini di Buenos Aires, incomincia una avventura… quella di vivere… guardo in dietro e la data continua a sembrarmi vicina, li, poco tempo fa… ma son passati  50 anni… mezzo secolo (visto così sembra più seria la cosa) ma capisco che anche se gli anni passano e “l’incartamento dell’anima” (io chiamo così il mio corpo) invecchia pian pianino, uno è sempre lo stesso, quel bambino di tanti anni fa… ecco… la nel tempo e la distanza…  fssssss 6 anni passano… 1969… c’è un bambino di sei anni che svolazza pieno d’illusioni e sogni, con una piccola bici verde per il marciapiede de la “mela” (in Argentina si denomina così agli isolati) della cittadina Mercedes, nella periferia di Buenos Aires. Non può scendere per strada, perché la mamma non lo vuole, c’è pericolo, ci sono macchine, carri con cavalli, moto e può essere pericoloso per un bimbo di sei anni… “Carlitos” lo chiamano tutti nel quartiere, chi non lo conosce, è il figlio della maestra Mabel, e del falegname che tutti chiamano “maestro” perché i suoi mobili sono opere d’arti… quello che la mamma ha avuto appena un altro bimbo, Sergio… anche lui con gli occhi azzurri come il celo… poi… fssssssss… passati altri sei anni… finiti i sette anni della scuola elementare, lasciati in dietro tante cose, nuovi progetti, si entra nella tappa delle superiori, la scuola di ragioneria… non voglio essere ragioniere, voglio essere architetto, ma mia mamma con molta saggezza mi consiglia di far comunque ragioneria, se fosse il caso che dopo non andrò alla università, è meglio avere il diploma di ragioniere, c’è più campo per il lavoro… saggia e visionaria la mia “vieja” (vecchia)… guardo in dietro... si, ora sono più alto, mi spuntano i peli nelle gambe, ho un ombra sotto il naso che io a 13 anni chiamo spudoratamente baffi… ma sono sempre io, quel bimbo della bicicletta verde… solo che ora ho una bicicletta più grande e di color rosso…

martedì 21 maggio 2013

Il canguro bendato

Posso riempire questo spazio di frasi fatte, luoghi comuni, copia ed incolla di aforismi altrui e tediar chi legge di celebri parole vuote, appiccicate a caso per esprimere ciò che non sento e trascurare  la delusione e la speranza che ho dentro.
La delusione perché ancora una volta la nostra amata terra ci costringe a mettere la mano sugli occhi accecati dal sole e scrutare quell'orizzonte che, sicuramente non ha bisogno dei canti delle sirene per attirarci tra le loro braccia.  
La speranza che quest’avventura sia una parentesi, un’area di parcheggio, una bella esperienza in attesa che le il canto delle nostre sirene sia più dolce e ti accolga meglio di come ti sta lasciando.
Leggendo quel saluto ho sentito, chiaro e forte un assordante pestar di rabbia la tastiera, interrotto soltanto dall'esigenza di asciugar gli occhi per poi buttar giù tutto quello che la pancia ed il cuore ti detta.
Tutto ciò non merita un in bocca al lupo, in culo alla balena, e nemmeno un arrivederci.
Tutto ciò merita un urlo, una maledizione, un vaffanculo e uno scappellotto. Merita il cuore e la pancia, merita l’invidia e un dispetto.
Tutto ciò merita il pensiero sincero di un runner che si ferma per leggere la notifica. Il numerino rosso e maledettamente comparire quel saluto  che ti aspettavi ma che speravi  non comparisse mai.
Merita la vana speranza che quel maledetto calabrese facesse  il calabrese DOC, e non ci salutasse così.
Merita il ricordo sbiadito di quello spilungone con la maglia arancione, la faccia delusa e le gambe spezzate dal caldo di uno stagno.
Merita il ricordo di una telefonata, quella voce mai sentita ma maledettamente familiare che mi spiegava quale metropolitana prendere.

Trionfi camuffati da batoste

E così venne il giorno.

Siete tutti interessati al racconto della mia CorriNuoro? Avete voglia di scoprire se ho mandato la palla in buca d'angolo? Volete sapere se ho vagato, impazzito e storto per 11.2 km, in cerca di sponde che mi facessero carambolare fino al traguardo?

Avevo fatto dei pronostici, due per la precisione:
1) non mi doppieranno!
2) la chiuderò in meno di 45 minuti.
Sul primo ho indovinato, non ho subito l'onta del doppiaggio, sebbene non abbia notato lo "strapparsi le vesti di dosso" di quelli doppiati da me. Come obbiettivo sportivo forse non era un granché.

Sul secondo - del quale avevo premesso il carattere teorico - c'è poco da raccontare.
E' rimasto tale, rimpiazzato da un onorevole 48'27".

Foto di Massimo Locci - www.amatorinu.it

sabato 18 maggio 2013

Lo sborone - prologo della CorriNuoro

Siccome stasera partecipo alla 15° edizione della CorriNuoro, mi sembrava d'obbligo lanciarmi in uno sport pericolosissimo ma dall'enorme potenziale letterario: il pronostico.
 
Leggete questo post e già sapete che ne seguirà un altro, subito dopo la gara, con il quale dovrò riferire se c'ho preso o meno. Interessante, vero?
Ottimo metodo per far brulicare i contenuti!
 
In realtà il proposito è un altro, mi riporta indietro a quando da ragazzino, d'estate, frequentavo il bar in fondo alla piazza del Centro Commerciale di Platamona. Quello sotto la sala giochi, per intenderci.
Era l'unico posto dotato di un biliardo a stecche.
 
Quando sei brutto, impacciato, non vesti alla moda e, soprattutto, non hai uno scooter, le provi tutte pur di apparire in gamba, almeno un pò.
Così io e un altro manipolo di amici pari rango frequentavamo quel losco bar, dove di notte si alternavano personaggi di un certo spessore morale, approfittando del fatto che di giorno la sala biliardo, in fondo al locale, al riparo da occhi indiscreti, era libera e ci si poteva dedicare ad un gioco da veri uomini.
 
Io avevo una dimensione esatta, quella dello sfigato.
Quando un bel giorno, all'improvviso, mi ritrovo a giocare contro altri, più fighi ma più scarsi di me, alla presenza di varie fanciulle locali, penso che quella può essere la mia occasione.
 
A questo punto è d'obbligo una colonna sonora: Il topo (Signore delle fogne) di Ivan Graziani

lunedì 13 maggio 2013

3° mezza maratona di Lecce, campionato regionale........quanto è dura l'avventura.......

Uhmmm vediamo un po' come iniziare questo commento..........ma si andiamo sul classico. Sveglia ore 5,15 alba, naturalmente ad ultrasuoni perché possa ascoltarla solo io, non si sa mai dovessero svegliarsi le arpie, inaugureremmo la santa domenica e amen. Sciuuu silenzio assoluto, le arpie ronfano, buon segno non si sveglierebbero neanche se dovessi sussurragli nelle orecchie “shopping ….shopping....carta di credito senza limite di spesa” ed altre cosine simpatiche come queste. Fluttuo dal letto, mi dirigo a mezz'aria verso la finestra, un'occhiata al tempo, nuvolosetto e freschino, meglio così, se non piove siamo a cavallo, correre quando fa troppo caldo non è un gran che, e con la pioggia diventa difficile limare i personali, quindi bene così. Ovviamente, cinquanta secondi netti..... inizia a piovere......buongiornooo. Va beh, pazienza. La borsa è già bella pronta dalla sera prima, mi guarda e sembra dirmi: “ma quanto la fai lunga.....muoviti, fai sta colazione e andiamo”, ok ok fette, marmellata, succo d'arancia, mi sterilizzo, profumo ed inciprio ben bene, non si sa mai dovessi capitare accanto a qualche donzella, (ma quando mai solo maschioni belli puzzoni già prima di iniziare a correre). Mi calo dal balcone per evitare rumori molesti, fiuuu tutto bene sono vivo, tiro fuori l'auto, appuntamento al bar (e quando mai no) ore 6,15, Mario è già li, due chiacchiere, caffè, cornetto, peperonata........ok può bastare o passiamo al secondo?

mercoledì 8 maggio 2013

Trail del Formico


Domenica 5 Maggio - Valgandino - e finalmente è trail ! Per me prima gara della stagione come prima è anche l'edizione del Trail del Formico , a Gandino nelle Alpi Bergamasche.
Parto con calma da Como confortato dall'orario di partenza , ore 9:30. Poi però arrivato a Gandino dopo 1h30 di strada, mi comincia a salire su l'ansia, perchè non trovo nessuna indicazione su dove sia la partenza. Giro a vuoto per una 20ina di minuti. Poi ad un incrocio un'altro runners, perso come me, dice che la partenza è alla colonia del Monte Farno. Sgommando si sale a balla verso la destinazione, sono già tutti pronti, mi vesto in fretta e furia vado a pagare l'iscrizione e ..... ccchecaxxo mi mancano 5€ , ovviamente non c'è il bancomat. Elemosino in giro il restante denaro come un accattone, mi iscrivo e mi appunto il "pettorale" alla gamba. Pronti via ... sono già sudato fradicio.
La giornata è bella nonostante le pessime previsioni meteo. Anche se partiamo in quota, i primi km sono già su un bel dislivello in salita . Sino al Pizzo Formico dove
un imponente croce si erge a segnalarne la cima sulle valli intorno. Le cime delle orobie sono ancora spruzzate di neve , nonostante sia Maggio, lo spettacolo è mozzafiato come sempre in queste manifestazioni.
Ho con me i bastoni da rampicata, dove su uno di essi ho montato la Go Pro. Devo dire che in salita, dove di solito, quando vado al passo, arranco, mi aiutano molto e vado su che è un piacere senza ricevere l'onta ripetuta del sorpasso. In discesa dal Formico procedo sciolto e veloce, nonostante l'impaccio della ripresa video, e riesco a immortalare alcuni sorpassi. Si scende sino alla Capanna Ilaria, da lì poi si risale e si procede sulle Creste. Un crinale simile alla cresta di un dragone. Sali 5-10 mt e riscendi e poi risali e poi riscendi ... un up and down molto sfiancante ma estremamente divertente e godereccio , come di solito lo sono i .... su e giù.

giovedì 2 maggio 2013

Tuesday night in San Francisco

Ogni anno, per ben due volte, i Nuoresi si recano a piedi, in pellegrinaggio, al Santuario di San Francesco di Assisi in Lula.
Non mi soffermerò sui particolari religiosi, culturali o sulle tradizioni legate a tale manifestazione di fede, visto che non me ne sono mai curato e mi interessano veramente poco.
Ho un rapporto particolare con la religione, che ricalca quello di Dylan Dog con gli alieni: “non ci credo, ma ci spero”. Odio le pompose manifestazioni di devozione – spesso di facciata – e se proprio devo avere un rapporto con entità sovraordinate, che non siano il mio capo al lavoro, preferisco relazionarmici senza intermediari.
Per semplificarla, io ho il Gesù Personale dei Depeche Mode, se ci devo parlare lo faccio. Punto. 

Comunque, nonostante un perdurante disinteresse verso le radici dell’evento, vi prendo parte da ormai 4 o 5 anni. L’anno scorso ci sono andato addirittura due volte, qualche volta ho portato amici per chiacchierare, altre volte il cane, così poteva fare tanta pipì in campagna.
Il pellegrinaggio parte da Nuoro alla mezzanotte di un giorno che solitamente sbaglio ad indovinare, ma che cade comunque ad inizio Maggio e ad inizio Ottobre, su un percorso che parte su asfalto, si addentra nelle campagne, passa nel fitto della macchia mediterranea, scala alcune cime e corre lungo i crinali che portano a Lula, per poi tornare su asfalto e quindi di nuovo su sterrato negli ultimi km.
Vi partecipa veramente tanta gente. Chi per diletto, chi per vera fede, chi per sciogliere un voto. 
C’è chi la fa scalzo. C’è chi la fa a cavallo.

Io stavolta l’ho fatta correndo.

mercoledì 1 maggio 2013

La Corsa dei Briganti


"Giunta all'edizione numero otto, la Corsa dei Briganti  assegna le maglie di campione regionale e provinciale per la corsa in montagna, per le categorie Junior, Promesse, Senior, Master e Amatori." 
Mercoledi 1 Maggio - Acquaseria di San Siro (CO)
corsa in montagna di 6,3km D+ 620mt

Ciao Testine di Bitume, questa è una gara a cui mi stò affezionando. Pochi i partecipanti, ma tanti giovani. E poi è una delle pochissime gare in zona che ancora resiste alla crisi .... posti stupendi .... I <3 Lake Como !!!!! Non sò come sono andato , se meglio dell'anno scorso o no , il percorso ha subito una modifica per alcune frane causate dalla pioggia , ma mi interessa poco. L'importante è mettere fieno in cascina in attesa di rientrare nella forma giusta. Memore dell'esperienza dello scorso anno, stavolta metto su scarpe da katrame e a parte un paio di testa coda sul fango, la suola ha tenuto bene sulla mulattiera bagnata.

martedì 30 aprile 2013

Qualcuno mi dia un effervescente Brioschi!

Attenzione, questo articolo è stato scritto sotto l'effetto di sostanze alcooliche delle cantine dorgalesi, pertanto potreste trovarvi molteplici errori di ortografia e sintassi.

Se non ve lo direi sarei scorretto, giusto?
Il 28 aprile 2013, mentre il fiore dell'atletica leggera italiana si dava battaglia sulle salite spaccagambe di Chia, io mi recavo stoicamente - in compagnia di un folto gruppo di amici attratti dall'impresa - in quel di Dorgali, ridente cittadina a metà strada tra Nuoro e la costa est dell'isola, per partecipare alla primissima edizione della Magnalonga Dorgalese.

Il termine Magnalonga spiega chiaramente di cosa si tratta, essendo parola composta da termini, Magna e Longa, facilmente comprensibili. Solo che il primo non va inteso in latino ma alla romana. Se magna, e pure molto. Il termine longa invece non indica la lunghezza della magnata, ma quella del percorso. In pratica spendi quello che avresti speso in un agriturismo ma il cibo lo devi raggiungere, perchè te l'hanno disseminato lungo i sentieri di Dorgali, certosini e metodici come Pollicino nel bosco, ad intervalli regolari di circa un chilometro.

Reduce da una maratona, bisognoso di reintegrare carboidrati, non mi faccio certo spaventare da queste premesse, quindi mi presento al via insieme a moglie, figli, cane, amici e circa altre 700 persone. SETTECENTO?! 

lunedì 29 aprile 2013

Si vis pacem, para bellum



non saprai mai se oggi vali un PB se non ci provi e se oggi lo vali lo saprai solo dopo che avrai tagliato il traguardo, perché la maratona è una scienza molto inesatta, nonostante tutti gli sforzi degli scienziati dell'est“- cit. Oswo – Runners Desio

nella maratona 2+2 quasi mai fa 4... ma spessissimo 5 e qualche volta quando tutto fila liscio 3,9... ed è bellissimo...” - cit. Luis – Amatori Nuoro

Sulla mia seconda maratona avrei voluto scrivere di tutto, di più, magari anche il resto.
Ho lasciato sedimentare le emozioni per una settimana, proprio per evitare discorsi trionfalistici, resoconti metro per metro, proclami da campione del mondo. Alla fine di tutto, l’intera avventura può essere riassunta con i due epitaffi di questo post: nell’indecisione se correre o non correre, shakespeariano dilemma del novello podista pieno di dubbi, quei due pensieri mi hanno convinto a spendere i 40 euro per l’iscrizione, alla faccia di una colonscopia che, tre giorni prima della gara, prometteva battaglie degne di Maratona.

Dopo aver affrontato Roma con tante aspettative stroncate da influenze, viaggi della speranza, bambini urlanti, pasti saltati e soprattutto da una insana e imbattibile sbruffoneria giovanile, mi ritrovavo a guardare la medaglia appesa ad un muro della camera da letto.
Laura l'ammirava e diceva: “e bravo mio marito, che ha fatto una maratona!
Io la osservavo in tralice e pensavo: “My Masterpiece. Mah, un capolavoro incompiuto.

domenica 28 aprile 2013

Chia Laguna Half Marathon - Correre in paradiso. di Antonello Collu


Sveglia alle 5:45. Un nastro di catrame lungo 60 km mi divide dal paradiso terrestre chiamato Chia. Oggi in programma una delle mezze più belle e più toste della Sardegna. 21 km con i primi 12 con strappi spaccagambe e i restanti 9 a leccarti le ferite se non ci si mette di mezzo il vento. Partenza prevista per le 6:45 e Minnelli che passa in macchina a prendermi assieme a sua moglie che deve fare la 10k non competitiva. Doccia colazione e vestizione. Minnelli mi viene a prendere alle 7:00 perché, come previsto si perde a Uta city (e con tutti i sensi unici “ad minkiam” che ci sono non è difficile perdersi). 7:40 si arriva in prossimità del Grand Hotel Chia Laguna. Il cielo e terso* una lieve brezza di libeccio sferza la vegetazione mediterranea temperatura ottimale per una mezza bella impegnativa.
Tutto è organizzato per il meglio, qui i soldi fanno la differenza.
Addetti all’organizzazione dei parcheggi, hostess e steward ad ogni angolo che ti indirizzano nella hall dell’hotel dove l’expo allestito fa impallidire il marathon village di Roma. Ti propongono dal massaggio all’assaggio. bibite, integratori, birra (hehehehe), centro massaggi con due belle, ma veramente belle massaggiatrici, ti regalano l’ultimo numero di Runner’s World, esposizione scarpe Diadora grande come un supermarket alimentari e alla fine c’è la consegna del pettorale dove ti danno subito e con calma la maglia tecnica della Diadora che da sola vale il doppio dell’iscrizione.