Attenzione, questo articolo è stato scritto sotto l'effetto di sostanze alcooliche delle cantine dorgalesi, pertanto potreste trovarvi molteplici errori di ortografia e sintassi.
Se non ve lo direi sarei scorretto, giusto?
Il 28 aprile 2013, mentre il fiore dell'atletica leggera italiana si dava battaglia sulle salite spaccagambe di Chia, io mi recavo stoicamente - in compagnia di un folto gruppo di amici attratti dall'impresa - in quel di Dorgali, ridente cittadina a metà strada tra Nuoro e la costa est dell'isola, per partecipare alla primissima edizione della Magnalonga Dorgalese.
Il termine Magnalonga spiega chiaramente di cosa si tratta, essendo parola composta da termini, Magna e Longa, facilmente comprensibili. Solo che il primo non va inteso in latino ma alla romana. Se magna, e pure molto. Il termine longa invece non indica la lunghezza della magnata, ma quella del percorso.
In pratica spendi quello che avresti speso in un agriturismo ma il cibo lo devi raggiungere, perchè te l'hanno disseminato lungo i sentieri di Dorgali, certosini e metodici come Pollicino nel bosco, ad intervalli regolari di circa un chilometro.
Reduce da una maratona, bisognoso di reintegrare carboidrati, non mi faccio certo spaventare da queste premesse, quindi mi presento al via insieme a moglie, figli, cane, amici e circa altre 700 persone. SETTECENTO?!