lunedì 29 aprile 2013

Si vis pacem, para bellum



non saprai mai se oggi vali un PB se non ci provi e se oggi lo vali lo saprai solo dopo che avrai tagliato il traguardo, perché la maratona è una scienza molto inesatta, nonostante tutti gli sforzi degli scienziati dell'est“- cit. Oswo – Runners Desio

nella maratona 2+2 quasi mai fa 4... ma spessissimo 5 e qualche volta quando tutto fila liscio 3,9... ed è bellissimo...” - cit. Luis – Amatori Nuoro

Sulla mia seconda maratona avrei voluto scrivere di tutto, di più, magari anche il resto.
Ho lasciato sedimentare le emozioni per una settimana, proprio per evitare discorsi trionfalistici, resoconti metro per metro, proclami da campione del mondo. Alla fine di tutto, l’intera avventura può essere riassunta con i due epitaffi di questo post: nell’indecisione se correre o non correre, shakespeariano dilemma del novello podista pieno di dubbi, quei due pensieri mi hanno convinto a spendere i 40 euro per l’iscrizione, alla faccia di una colonscopia che, tre giorni prima della gara, prometteva battaglie degne di Maratona.

Dopo aver affrontato Roma con tante aspettative stroncate da influenze, viaggi della speranza, bambini urlanti, pasti saltati e soprattutto da una insana e imbattibile sbruffoneria giovanile, mi ritrovavo a guardare la medaglia appesa ad un muro della camera da letto.
Laura l'ammirava e diceva: “e bravo mio marito, che ha fatto una maratona!
Io la osservavo in tralice e pensavo: “My Masterpiece. Mah, un capolavoro incompiuto.


Avevo sbattuto contro le dure anti-leggi della maratona, e lo avevo fatto anche con una certa violenza. Calcoli, tabelle, consigli, aneddoti, letture, km su km per poi piantarmi al 25° km, soprattutto per colpa della mia arroganza.
Cagliari, cinque settimane dopo il mio ritorno alla realtà sui Fori Imperiali, rappresentava un’occasione ed un pericolo: l’occasione di riscattare il mio rapporto con la maratona, non tanto la prestazione cronometrica ma l’intero approccio psicologico-spirituale, ed il pericolo di lasciarmi trasportare dall’agonismo e ripetere gli stessi errori.

Così, dopo un iniziale decisione fomentata dalla sete di vendetta, ho accantonato l’idea in favore di altre avventure. Restava lì, in agguato, ma la tenevo buona e calma per tempi migliori. La svolta è avvenuta con la StraOlbia, che mi ha lasciato tanto entusiasmo, talmente contagioso da riportare la voglia di cimentarmi immediatamente con la maratona.


Nella settimana che ho impiegato per decidere ho chiesto a chiunque, raccogliendo da persone distanti fra loro, non solo geograficamente ma anche per età, sesso e prestazioni, sempre la stessa idea di massima: la maratona è una gara indecifrabile e la sua bellezza sta proprio in quell’incertezza di fondo.
Cagliari mi ha dato, in termini di emozioni, quello che non mi ha dato Roma. Mi perdonino i puristi e gli amanti della Città Eterna, ma nella sperduta periferia di Sassari ho potuto godere di quello che mi era mancato nella capitale: il supporto dei tifosi. 

Un passaggio intorno al 16° km
Non dei cagliaritani, certamente, ai quali la fatica di un podista interessa più o meno quanto le sorti delle miniere del Sulcis, ma quello di Lauretta e dei bambini. Grazie ad una accurata pianificazione dei tempi (e menomale che stavolta ho mantenuto un passo costante), ho potuto battere i cinque, salutare e ricevere i “forza babbu!” dei bambini su ben tre punti del percorso. Gli altri runners mi guardavano divertiti, avevo un vero e proprio gruppo di supporters tutto per me!

Km 35 sul lungomare Poetto
 Il culmine dell’emozione è stato naturalmente l’arrivo allo stadio di atletica. All’ingresso sul tartan blu della pista mancavano 300 metri al traguardo, sugli spalti il pubblico incitava chiunque ma io cercavo loro, i miei fans personali. Ai 120 metri, in uscita dalla curva vedo il passeggino vuoto, Manuel è lì che sradica qualche cartello. Mi viene da ridere, ci sono persino i miei suoceri e saluto. Vicino a loro ci sono altri atleti degli Amatori Nuoro che hanno finito la mezza maratona, mi salutano e mi incitano. Non vedo Lorenzo e Laura, mi spiace, speravo di incontrarli ancora una volta.
Poi finisco la curva e loro sono lì, sul tartan, mi corrono accanto. Lorenzo urla “forza babbu!” e ha il sorriso più bello del mondo, gli prendo la manina e facciamo qualche metro assieme. Laura ci corre accanto, ma in un'altra dimensione: ha ancora i piedi sulla terra e mi urla “Mario lascialo che sei a 3 e 29, corri, corri!!!”.

Santa donna, ha pensato alle mie mire cronometriche e si è preoccupata che potessi rovinare tutto in quegli ultimi metri, arrivando oltre le 3 ore e 30.
Ho passato il traguardo a 3:29:28, naturalmente esultando alla Tardelli, quindi con le braccia alzate come il più forte dei keniani e un sorriso grande quanto quello di Lorenzo, che è venuto ad abbracciarmi subito dopo la linea d'arrivo.

Stanco e contento, con dedica a Martin

Ho fatto pace con la maratona. Meno male, perchè la conosco da poco ma mi sta simpatica, ed ho in programma di incontrarla ancora. Amsterdam mi aspetta.

5 commenti:

  1. Queste sono soddisfazioni .... rifarsi subitissimo , dopo una delusione cronometrica , ha un sapore particolare. Molto bella Amsterdam , è stata la mia prima maratona sotto le 4h, e la 4a in assoluto. Ci ho ricorso di nuovo ma la 7,5 km con mio figlio. Vedrai che ti piacerà.

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  2. Bellissimo pezzo Mario. Speriamo di rincontrarci con un po' più di calma. Di 42 k ne fanno una bellissima nell'hinterland di Cagliari.... Non ricordo il nome aspe..... Ah ecco Sassari! :-D

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  3. grazie Mario per questo splendido racconto.....

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  4. Condivido Mario, il supporto di tifosi così speciali non ha eguali, per quanto mi riguarda, non ho ancora provato queste emozioni, tirare giù dal letto mia figlia prima delle 9,00, è impresa ardua, ma sono certo verrà anche il mio momento. Così come sono certo di avere ancora un conto in sospeso con la maratona, Roma è stata assolutamente fantastica, ma il rammarico per non aver dato il massimo, non è ancora svanito. Sarà forse Firenze, non lo so, io di certo ce la metterò tutta. Io al "se vuoi la pace, prepara la guerra" preferisco "se vuoi la pace, coltivala".

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  5. Mario! mi hai fatto venire il nodo in gola che mi viene ogni volta che arrivo ad un traguardo (anche se molto più lento certamente)... La soddisfazione di correre gli ultimi metri con i figli accanto, non c'è prezzo... soprattutto quando corri una gara dove lasciano che i figli saltino la transenna e arrivino insieme a te... Ti faccio i complimenti, perché soprattutto hai formato una squadra di tifosi che in pochi possono avere. Complimenti anche a Laura che ti ha seguito in tutto il percorso con i piccoli, e come dici te, ha pensato al tuo personale! e complimenti ai piccoli, perché battendo i cinque ti hanno trasmesso la forza che nessun integratore, ne tabella, ne allenatori dell'Est possono trasmetterti! Grazie per la cronaca piena di emozioni!

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