mercoledì 29 maggio 2013

Di numeri, tecnica e torta all'ananas.

La mia sfolgorante carriera podistica prosegue, ormai lanciatissima, dopo la partecipazione alla 13esima edizione del Giro Podistico del Guilcer. O è la 12esima?
A dir la verità non si capisce benissimo: sul programma le hanno scritte entrambe, a cercare su Google sembrerebbe che fosse la 13esima, a leggere la classifica finale stilata dalla Fidal Sardegna parrebbe la 12esima.

Cambia qualcosa? Credo di no, pertanto dirò che ho partecipato all’edizione del 2013 di una allegra gara podistica sull’altopiano del Guilcer, tra Ghilarza, Abbasanta e Norbello.
Ok, anche qui si potrebbe disquisire a lungo: la gara più che sull’altopiano è stata fatta sul bordo. Prima si scendeva, poi si saliva.

Ho sempre pensato che le corse su strada fossero tendenzialmente eque.
Se si parte da A e - percorrendo un circuito più o meno lungo - ci si fa ritorno, alcune leggi geometrico-fisico-matematiche a me ignote garantiscono che non ci sarà perdita o guadagno di altimetria.
In parole povere: se prima scendi, poi devi salire e viceversa, quindi non illuderti. Nessuno regalerà nulla alla tua fatica.
La corretta tecnica di corsa in discesa

A Ghilarza ho scoperto le eccezioni a tale regola.


I km dal 5 al 7 sono andati via come il vento, talmente veloci che Endomondo ha pensato bene di regalarmi tante coppette per Personal Best fasulli.
Se anche gli altri partecipanti non avessero avuto la mia stessa idea, quella di correre la discesa come un disperato, avrei anche potuto recuperare posizioni. Purtroppo scappavano tutti, come inseguiti dai fantasmi.
Davanti a me un M50 della mia società ed un altro tizio con bandana. Più spingevo, più quelli spingevano.
E che palle, fatevi prendere!

Così, visto che tanto non riuscivo, ho pensato di ripassare le regole di Fulvio Massini lette sul mio Kindle: "in discesa devi correre sull’avampiede, spostando il baricentro in avanti. Fa paura, sembra di cascare. Che faccio ci provo? Certamente!"

E finalmente aumenta l’andatura, tanto che riprendo il tizio in bandana e lo sorpasso, così veloce che mi viene quasi di fargli il verso di Beep Beep.
Il M50 della mia società invece va sempre giù che è una bellezza, che anche lui stesse riflettendo sulla lettura di Massini?
Lo passo appena il terreno torna in piano, convincendomi persino che forse non sono poi così scarso.

Pian pianino, correndo sulle cacche di pecora, si arriva al km 8.
All’eccezione dell’equità podistica.
In soli 700 metri devi risalire sull’altipiano dal quale sei comodamente sceso per un terzo di gara.

Mi aspettavo scene di panico, gente moribonda, urla di dolore. Invece salgono tutti, lentamente ma tranquillamente.

Sono impegnato a guardare due F45 che, poco più avanti di me, lottano per la vittoria di categoria, quando penso: “adesso camminerò un pochino, tanto con le mie lunghe leve non perderò granché e lo recupererò appena scollineremo”.
Detto fatto e mi ritrovo a camminare, con passo spedito, ma pur sempre a camminare. Non arrivo neanche a percorrere 10 metri che qualcuno mi raggiunge.
Il M50 della mia società. Era rimasto sempre lì e – a quanto ho potuto constatare - non conosceva bene solo le regole di Massini: “non ti fermare, continua a correre. Sulle punte, dai, che quelle due le riprendi!

Agli Ordini! Mi rimetto a correre, lo precedo di qualche metro e finalmente termina la salita. Mentre superiamo le due donne mi accorgo che ha consigli anche per loro, così si procede in quattro per qualche centinaio di metri, fino al decimo km.

A quel punto lui accelera, io gli vado testardamente dietro e in un attimo – dopo un altro strappetto in salita - siamo al traguardo. I vincitori stanno già tornando alle loro auto, succhiando allegramente della frutta.

Sulla destra vedo Laura allo stremo delle forze, con i Gremlins, tutto un agitar di manine e “Forza Babbu”.

Penso che potrei sprintare per il mio pubblico, ma manca la voglia e poi mi sembra immorale: “Quello ti ha appena dato preziosi consigli e tu fai gli fai le scarpe?!”.
No, non si fa, così dopo l’arrivo mi premuro anche di presentarmi, stringerli la mano e ringraziarlo.

Ho fatto 11 km di gara (ma il GPS dice 10,89) in 45’52”.
Ottimo per me, come la torta all’ananas offerta dagli organizzatori, che sbrano con Lorenzo in spalla, prima della torta alle noci ma dopo i biscottini al cioccolato.

Il bello di questo sport è che, quando hai appena finito di correre, non avverti alcun senso di colpa nel trangugiare le cose più caloriche, anche in abbondanti quantità.

Nota stonata della giornata è l’ufficializzazione della perdita dei miei personal supporters: gestire i Gremlins da sola, per 45 minuti, in ambiente incontrollato, distrugge Laura quanto e più di una maratona.
Le prossime corse dovrò farle da solo.

Oppure, come consiglia Federico – al suo esordio da tesserato – dovrò imparare a farle molto più velocemente. 
La partenza e l'arrivo, in piazza S. Palmerio - Ghilarza

Nessun commento:

Posta un commento