Il ritmo lento dei miei passi è scandito dalla canzoncina scema che non ne vuole sapere di staccarsi dalla mia mente: "un' oca andò a ber (passo) un' oca andò a ber (passo) andò a ber (passo) alla fonte del re (passo) ..." Sono lenta, molto lenta, ma mi sono allenata tanto per essere qui. Ormai riesco a fare solo una decina di passi e poi devo di nuovo fare una pausa. Non ho il respiro troppo affannoso e i muscoli non mi fanno male ma più di così non ce la faccio. L'ultimo tratto è solo in leggera salita, i tratti ripidi, quasi verticali, sono ormai alle mie spalle ma sono già alcune ore che vado ed ho bisogno di riposare...ma non qui.
Non dovrebbe mancare molto...forse dietro quella curva...no ancora un po'...ecco vedo la mia meta! Mancano 200 metri ... in condizioni normali sarebbero qualche decina di secondi ma ora ci vorranno cinque minuti. Finalmente arrivo alla tenda. Sono a oltre 7000 metri di quota, non sono mai stata così in alto. Lascio spaziare lo sguardo verso l'altopiano del Tibet. Timidamente alzo gli occhi verso la cima della montagna, il Cho Oyu, la Dea del Turchese. Sciolgo la neve per preparare da bere e qualcosa da mangiare. A turno io,Licia e Walter ci prepariamo per la notte indossando le tute imbottite e ci infiliamo nei sacchi a pelo. Appena tramonta il sole la temperatura precipita, saranno -15° o -20°, quando è così freddo, è freddo e basta!
La notte passa tra risvegli improvvisi alla ricerca del respiro e sogni inquieti. Poi si torna tutti giù alla comodità del campo base.
Quando ripenso a questa esperienza così intensa vissuta 5 anni fa, sogno la maratona.
L'impegno per la preparazione e lo sforzo di spingerti ad esplorare i tuoi limiti credo che siano gli stessi. Auguro a tutti di vivere intensamente le proprie sfide.
Anche io sono appassionato di alpinismo, forse malato :) ma per tanti motivi non sono mai riuscito a dedicargli abbastanza tempo. E così quando corro, magari una maratona, sogno le cime più alte o quelle più inaccessibili, penso con stima e un pò di sana invidia a quelli che ci sono stati, uno tra tutti: Simone Moro! nel suo dizionario la parola "limite" non credo che esista...
RispondiEliminain poche righe mi hai trasmesso l'emozione e l'intensità della tua esperienza. Suggestiva, commovente, eloquente nel suo significato più profondo la filastrocca che ti ha accompagnato fino alla tenda.
RispondiEliminaNico, 7000 metri, sono onorato di averti conosciuta, hai tutta la mia più profonda ammirazione, non oso neanche immaginare cosa si debba provare a quelle quote. @Francesco, ho scoperto Moro tramite i suoi racconti a radio24, persona incredibile, e soprattutto molto intelligente e modesta.
RispondiEliminaComplimenti Nicoletta bellissimo post. Non ho mai praticato l'alpinismo ma il tuo racconto fa capire quanto possa essere affascinante.
RispondiEliminaChissà che esperienza , non riesco nemmeno ad immaginarla.
RispondiEliminaNico, la maratona per te sarà come andare a fare una passeggiata in centro per shopping.
Non sognate il bitume , le esperienze più belle non le farete lì !!
Nico lo dico da profano ma credo di non sbagliare dicendo che la tua fantastica esperienza valga 10 maratone...7000 metri non sono un obbiettivo ma sono "la meta". Fantastico!
RispondiEliminaMi hai fatto venire i brividi...mi sono immersa nel tuo racconto e mi è sembrato di essere lì. Deve essere stata un'emozione talmente intensa da cambiarti per sempre. C'è una cosa che accomuna la maggior parte di noi runners, è quella di voler superare sempre noi stessi e vivere il più intensamente possibile le nostre passioni. E' questo che ci rende realmente "vivi". Grazie di cuore per avermi fatto sognare. Un bacio
RispondiEliminaBel limite quello superato e soprattutto bella l'immagine della percezione delle sensazioni mentre lo superi.... quello che ne viene fuori è che ti conosci sempre un po' di più, hai meno timori e più voglia di metterti alla prova. Bell'esperienza Nico.
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