venerdì 14 giugno 2013

De Coubertin, ti prego, lasciami in pace.

Austis è un ridente paesino del centro Sardegna.
Non tanto ridente a dire il vero. Da quelle parti, con la crisi economica e la fuga dei giovani, di sollazzo ormai ne è rimasto ben poco.
Molto centro però, talmente centro da adattarsi perfettamente alla regole della Cartografia Pazzoniana:
"Prendi una cartina della Sardegna, tracciaci una X sopra. Intorno al centro ci troverai Austis".

Mappa della Sardegna - Cartografia Pazzoniana

Austis Corre. Terza Edizione. Partecipo alla mia sesta gara podistica, preparandola con uno schema ormai consolidato: chiedo notizie a Google e mi spavento per la difficoltà del percorso, chiedo conferma a qualche componente degli Amatori Nuoro e ne traggo infauste conferme.
Questa volta però è particolare. Tutti ma proprio tutti nel pre-gara, persino la folta schiera di podisti toscani in trasferta, parlano della terribile salita dell'ultimo tratto e qualcuno della locale Pro Loco ci informa che non ci invidia affatto per quello che ci attende.

Le cose sono due: o questa salita è davvero tosta, oppure è davvero tosta.
La risposta più che provata sulla mia pelle verrà provata sulle mie gambe, ma andiamo per gradi.


Prima della partenza faccio la cacca, si chiama scarico pre-gara, ormai sto diventando un professionista.
Bang! e via ad inseguire i primi della fila, che naturalmente alla seconda curva hanno già un piede in una dimensione parallela.
Fa caldo. Il percorso inizia sudante in salita, scende negli inferi del Mandrolisai e all'improvviso, dopo vari km di questa stancante, sudata e infida solfa, ti porta su una striscia di sterrato e sassi che risalgono dall'inferno. Sudando.

Le scarpe sono già sporche, non mi preoccupo della polvere. Riesco anche a non preoccuparmi del salutare bagno nel torrente a cui le costringo.
Ma la salita. La salita...
Quella proprio no, io una pendenza del 17% non la reggo. Per lo meno non di corsa. Fortunatamente non sono solo, mal comune mezzo gaudio, camminano praticamente tutti.
Verso metà di quell'estrema tortura mi sorpassa Pierpaolo, che sale con una invidiabile andatura fatta di tanti costanti passettini:
"Mario che fai? Dai, non fermarti, corri!"
"Pierpà..." riesco ad ansimargli, mentre arranco con le mani sui fianchi e i quadricipiti in fiamme "...batto la fiacca..."

Dopo la salita, puntuale, arriva un pò di discesa, ma ormai non riesco a correre bene. Mi trascino, sperando che la gara finisca il prima possibile. Il problema è che queste zone le conosco, qui ho lavorato per qualche anno, e so che ancora manca un ultimo chilometro di salita, leggera ma costante.

Dalle visioni mistiche di quegli ultimi minuti di fatica ho estrapolato tre casi di splendida umanità.
Il primo è un bambino che, all'ingresso del paese, mi chiede se quella è una maratona. Gli rispondo a gesti e sussurro: "Quasi...".
Il secondo è un macellaio, con ancora indosso il suo grembiule bianco con motivi sanguinolenti. Ci teneva a farmi sapere, prima del rettilineo finale, che così non andava affatto bene, perchè una donna era arrivata prima di me. "E che ci vuoi fare?" penso, mentre faccio spallucce.
Il terzo è un altro bambino, fermo a pochi metri dal traguardo. Ha la manina tesa per ricevere i "cinque" degli atleti.
"Ma si, queste sono le cose belle di questo sport" rifletto "La fatica viene ripagata da questi piccoli gesti".
Allungo la mano per toccare la sua, lui la sposta all'ultimo istante e mi prende per il culo insieme agli altri bambini che lo circondano. "E vabbè, Mariè, porta pazienza..."

Dopo la gara, come al solito, eccezionale rinfresco con tantissima frutta, bibite e soprattutto birra alla spina, che bevo in quantità.
Arrivano le premiazioni, cosa che a me non riguarda, e decido di godermele sorseggiando l'ennesimo fresco bicchiere di bevanda alcolica.
Ed ecco l'irreparabile ricorso storico.
"Categoria TM... secondo classificato... Mario Pazzona... Amatori Nuoro"

 "Io? Secondo? Un attimo, c'è un errore. Maccheccazz? Quanti eravamo? Tre? A beh, allora..."

Non mi accadeva di trionfare in maniera così subdola dai Giochi della Gioventù del 1993.
Non essendo forte in nessuna disciplina figa, non essendo neanche allenato, decisi di competere nell'unico sport dove potessi trovare un minimo di gloria: il lancio della palla.  Roba da sfigati. Atroce.

Arrivai secondo, su due. Fanculo a quell'energumeno tredicenne, con bicipiti da Donkey Kong, che mi tolse l'onore e la gloria.
Documento sensibile - FONTE: Wikileaks
Fortunatamente di questa mia avventura Austese esistono anche i lati positivi.
Le cantine del Mandrolisai producono un ottimo vino e nel pacco gara - ottenuto con il podio - c'era una bella bottiglia delle tenute di Sorgono. Lo stapperò alla prima cena con amici, vantando le doti podistiche grazie alle quali me lo sono guadagnato, per assaporarlo con gusto.
Il lungo viaggio di andata e ritorno da Nuoro l'ho fatto in macchina con Pierpaolo. Ha corso più di 50 maratone, ha parecchio da raccontare e gli piace farlo. Ho assaporato con gusto ogni suo aneddoto.


Nessun commento:

Posta un commento