Siccome stasera partecipo alla 15° edizione della CorriNuoro, mi sembrava d'obbligo lanciarmi in uno sport pericolosissimo ma dall'enorme potenziale letterario: il pronostico.
Leggete questo post e già sapete che ne seguirà un altro, subito dopo la gara, con il quale dovrò riferire se c'ho preso o meno. Interessante, vero?
Ottimo metodo per far brulicare i contenuti!
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In realtà il proposito è un altro, mi riporta indietro a quando da ragazzino, d'estate, frequentavo il bar in fondo alla piazza del Centro Commerciale di Platamona. Quello sotto la sala giochi, per intenderci.
Era l'unico posto dotato di un biliardo a stecche.
Era l'unico posto dotato di un biliardo a stecche.
Quando sei brutto, impacciato, non vesti alla moda e, soprattutto, non hai uno scooter, le provi tutte pur di apparire in gamba, almeno un pò.
Così io e un altro manipolo di amici pari rango frequentavamo quel losco bar, dove di notte si alternavano personaggi di un certo spessore morale, approfittando del fatto che di giorno la sala biliardo, in fondo al locale, al riparo da occhi indiscreti, era libera e ci si poteva dedicare ad un gioco da veri uomini.
Così io e un altro manipolo di amici pari rango frequentavamo quel losco bar, dove di notte si alternavano personaggi di un certo spessore morale, approfittando del fatto che di giorno la sala biliardo, in fondo al locale, al riparo da occhi indiscreti, era libera e ci si poteva dedicare ad un gioco da veri uomini.
Io avevo una dimensione esatta, quella dello sfigato.
Quando un bel giorno, all'improvviso, mi ritrovo a giocare contro altri, più fighi ma più scarsi di me, alla presenza di varie fanciulle locali, penso che quella può essere la mia occasione.
Quando un bel giorno, all'improvviso, mi ritrovo a giocare contro altri, più fighi ma più scarsi di me, alla presenza di varie fanciulle locali, penso che quella può essere la mia occasione.
A questo punto è d'obbligo una colonna sonora: Il topo (Signore delle fogne) di Ivan Graziani
Con calma giro intorno al biliardo, passando il gessetto sulla punta della stecca.
Scelgo la palla più difficile, quella impossibile, piena di sponde. Mi atteggio un pò e dichiaro che la manderò in buca d'angolo.
Ho fatto un'epica figura di merda, con la bianca che se ne andava a spasso sul verde senza colpire nulla, se non il mio orgoglio. E alla fine partita persa.
Però che gusto, scommettere su se stessi!
Ora come allora mi ritrovo a scommettere sulla mia prestazione, questa volta con la CorriNuoro (11,2 km di corsa) nel mirino.
Quindi, per il gusto di lasciare ai posteri l'ardua sentenza, con ovvio atteggiamento da sborone dichiaro:
1) non mi doppieranno!
2) la chiuderò in meno di 45 minuti.
2) la chiuderò in meno di 45 minuti.
Per dare una dimensione della difficoltà dell'impresa basterebbe elencare la quantità e qualità dei podisti che vedrò solo alla partenza e quando, alla fine, ritireranno sul palco il proprio premio. Nel mezzo loro vivranno un'altra gara mentre io, con il mio passo, apparirò al loro confronto un semplice sfigato.
Non è volersi male, ma quando ti stanno davanti persone che hanno anche venti o trent'anni più di te, un pò scarso ti devi sentire.
Se poi pensi ai tuoi coetanei, andati via come il vento, il grado di disagio deve necessariamente aumentare.
Diciamo però che sul punto 1, salvo incidenti e se quelli non vanno troppo forte, potrei anche avere ragione.
Sul punto 2, visto il mio stato di forma attuale, credo che arrivare sotto i 47 minuti sia d'obbligo e arrivare sotto i 46 un ottimo risultato.
Arrivare sotto i 45 minuti rientra tra le ipotesi di laboratorio, ancora non verificate.
E per sentirmi ancora sborone devo puntare in alto, sperando stavolta di colpire qualcosa.
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